Sulla morte di Gentile da queste colonne scrisse per primo Franco Fortini: «Dopo il tristo discorso sul Campidoglio, ha ceduto alla più pericolosa tentazione di un filosofo: la coerenza» (ADL 15/5/1944). Qui di seguito ospitiamo sul tema ampi stralci tratti da un testo di Francesco Mandarano (Premio Firenze 2022), che ritorna sulla figura del pensatore in camicia nera. Il quale dedicò al duce e a Hitler elogi spropositati: «La risurrezione di Mussolini era necessaria come ogni evento che rientri nella logica della storia. Logico l'intervento della Germania (…), dal Condottiero della grande Germania che quest'Italia aspettava al suo fianco (…) nella battaglia formidabile per la salvezza dell'Europa e della civiltà occidentale». L'autore di queste parole fu ucciso dai GAP fiorentini nell'aprile 1944. Subito, quel fatto di sangue provocò perplessità nel mondo partigiano: inutile sul piano militare, controproducente su quello della propaganda, anche se le cronache dell'epoca raccontano che la partecipazione della cittadinanza al funerale di Gentile fu alquanto scarsa. Ma i tempi cambiano, e non è detto che l'attuale maggioranza non stia pensando a una beatificazione di Gentile nell'ottantesimo dalla morte, in calendario tra pochi mesi.

Se ci tenete ai Valori dell'Antifascismo dovreste prendere un'iniziativa contro il ministro della cultura Gennaro Sangiuliano. Egli negli anni scorsi ha scritto, assieme a Vittorio Feltri, il libro Una Repubblica senza Patria, Rizzoli Editore. In tale libro sostiene la tesi che l'Italia non sarebbe più una Nazione dall'8 settembre 1943, in quanto avrebbe commesso un "tradimento" ai danni di Hitler, firmando l'Armistizio con gli Angloamericani.

Lasciando da parte ogni ulteriore commento su questa teoria errata e inaccettabile, occorre tener fermo al fatto che l'Italia nel 1943 non era più in grado di continuare la guerra.

Ma nello stesso libro c'è qualcosa di molto più grave dal punto di vista etico. Sangiuliano sostiene che Giovanni Gentile voleva la "Pacificazione degli Italiani", tesi che egli sostiene estrapolando la seguente frase da un articolo di Gentile (recante il titolo Ricostruire e pubblicato sul "Corriere della Sera" del 28/12/1943), riportando queste parole:

«Bisogno di concordia degli animi, rinvio di tutto quello che può dividere, cessazione delle lotte…».

La citazione di Sangiuliano termina a questo punto: "cessazione delle lotte". Fu Gentile un pacifista? Nel testo originario lo scritto prosegue in questi termini:

«…cessazione delle lotte, tranne quella vitale contro i sobillatori, i traditori, venduti o in buona fede, ma sadicamente ebbri di sterminio».

Questo contenuto esplicitamente anti-resistenziale è l'enunciato reale e concreto redatto da Giovanni Gentile. Senza contare che il filosofo, con precisazione apparsa sul "Corriere della Sera" del 16 gennaio 1944, rincarò la dose contro i Partigiani, sostenendo che la lotta nei loro confronti era giusta e necessaria. Perché con i Partigiani non era possibile alcuna pace né alcun compromesso.

Stando così le cose, c'è da sottolineare che Gennaro Sangiuliano ha manipolato il testo originale di Gentile, mettendo un punto fermo dove c'era semplicemente una virgola e facendo sparire il seguito dello scritto gentiliano, nel quale i Partigiani venivano considerati come «traditori (…) sadicamente ebbri di sterminio».

Dato che una virgola e un punto possono parere quantità trascurabili, è bene precisare che non siamo nell'ambito della libera interpretazione di un testo, bensì nell'area di una vera e propria manipolazione, cioè stravolgimento dei concetti contenuti. Perché si tende a far apparire sostanzialmente pacifista una posizione come quella del filosofo Gentile, che punta invece a ridefinire l'azione bellica fascista in direzione di una vera e propria guerra civile per l'eliminazione dei Partigiani, presentati come "sadicamente ebbri di sterminio".

Occorrerebbe chiedere le dimissioni di Gennaro Sangiuliano dal governo Meloni. Infatti, la sua operazione è moralmente riprovevole, tanto più che egli è Ministro della Cultura. D'altro canto la conseguenza voluta da Sangiuliano è verosimilmente duplice: da un lato accreditare il filosofo Giovanni Gentile come "Pacificatore" degli Italiani, cosa assolutamente non vera, e dall'altro lato discreditare i Partigiani come "vigliacchi e assassini", a leggere il pensatore seguace di Mussolini.

Gentile con Mussolini

La sfida gentiliana venne raccolta nelle file della Resistenza fiorentina dai Gruppi di Azione Patriottica (GAP), che decretarono ed eseguirono la condanna capitale del filosofo.

Questo nodo non rappresenta un problema meramente storico-interpretativo, perché l'anno prossimo (questo io prevedo) il Governo Meloni prenderà spunto dall'ottantesimo anniversario della morte di Giovanni Gentile, avvenuta il 15 aprile 1944, per rendergli omaggio nei modi più vari e sperticati. Al fine evidente di riabilitare ulteriormente la storia della destra italiana. E scorreranno fiumi e fiumi d'inchiostro in onore del "grande italiano", quando egli fu, direi, un servo di Mussolini e di Hitler.


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