POVERTÀ in drammatico aumento
20, OctDal XXI Rapporto della Caritas italiana su povertà ed esclusione sociale dal titolo “L’anello debole” arriva una fotografia preoccupante.
Redazione Avanti!
“Nel 2021, nei soli centri di ascolto e servizi informatizzati, le persone incontrate e supportate sono state 227.566 persone – si legge nel rapporto –. Rispetto al 2020 si è registrato un incremento del 7,7% del numero di beneficiari supportati (legato soprattutto agli stranieri); non si tratta sempre di nuovi poveri ma anche persone che oscillano tra il dentro fuori dallo stato di bisogno. Chiedono aiuto sia uomini (50,9%) che donne (49,1%).
Cresce da un anno all’altro l’incidenza delle persone straniere che si attesta al 55%, con punte che arrivano al 65,7% e al 61,2% nelle regioni del Nord-Ovest e del Nord-Est; di contro, nel Sud e nelle Isole, prevalgono gli assistiti di cittadinanza italiana che corrispondono rispettivamente al 68,3% e al 74,2% dell’utenza. L’età media dei beneficiari si attesta a 45,8 anni. Complessivamente le persone senza dimora incontrate sono state 23.976, pari al 16,2% dell’utenza: si tratta per lo più di uomini (72,8%), stranieri (66,3%), celibi (45,1%), con un’età media di 43,7 anni e incontrati soprattutto nelle strutture del Nord (questa macroregione ha intercettato quasi la metà degli homeless d’Italia)”.
“In occasione della Giornata internazionale per l’eliminazione della povertà, la UIL vuole richiamare l’attenzione su questo fenomeno in drammatico aumento, che ha ripercussioni molto gravi sull’intera società, che coinvolge sempre di più le famiglie e che, perpetuandosi di generazione in generazione, condanna i minori a uno svantaggio permanente”. Afferma Domenico Proietti segretario confederale della Uil. “Sono fondamentali educazione e istruzione di qualità per spezzare il ciclo della povertà; politiche orientate alla famiglia e un sistema integrato di servizi pubblici per garantire la presa in carico e assicurare a tutti l’accesso alle prestazioni. Occorre inoltre rafforzare gli strumenti di contrasto alla povertà, a partire dal Reddito di Cittadinanza. La povertà non è una colpa e per contrastarla servono una visione di sistema e l’integrazione delle politiche, a livello nazionale e internazionale, per rendere esigibili i diritti sociali fondamentali, ridurre le disuguaglianze e garantire a tutti una vita dignitosa”.
Sono 5,6 milioni i poveri assoluti, il picco più alto degli ultimi 15 anni, 14,9 milioni di persone a rischio di povertà o esclusione sociale, pari al 25,4% della popolazione, “sono numeri insostenibili per un paese democratico”. Lo afferma la segretaria confederale della Cgil, Daniela Barbaresi che aggiunge: “Numeri destinati ad aggravarsi – sottolinea la dirigente sindacale – a causa di inflazione, caro bollette e aumento dei costi dei beni alimentari che colpiscono in misura nettamente più pesante coloro che hanno bassi redditi”. “La condizione di povertà è cresciuta soprattutto per alcune categorie: i minori, ben il 14% di loro si trova in condizioni di povertà, gli anziani soli, i migranti. Sono tornati ad ampliarsi anche i divari territoriali”.
“Una condizione – prosegue Barbaresi – che riguarda anche una parte importante del mondo del lavoro. Bassi salari, precarietà, part time involontario non solo non mettono al riparo dall’impoverimento, ma ne costituiscono una causa, ed è proprio l’Inps ad attestare che un lavoratore su tre ha una retribuzione annua lorda sotto i 10 mila euro”.
Per la segretaria confederale “è compito delle istituzioni pubbliche rimuovere le cause della povertà e sostenere chi si trova in condizione di bisogno con una pluralità di interventi e servizi. La povertà non è una colpa e il Reddito di Cittadinanza è stato e continua ad essere un indispensabile strumento di contrasto alla povertà. Ma non basta. Va migliorato, eliminando le disposizioni che penalizzano le famiglie numerose e con minori, e quelle che discriminano gli stranieri e, soprattutto, va rafforzata la modalità di presa in carico dei beneficiari da parte dei servizi pubblici del territorio che devono operare in modo integrato per attivare tutte le politiche e gli interventi necessari a promuovere inclusione sociale dei beneficiari”. “Inoltre – conclude Barbaresi – vanno garantiti sia i progetti personalizzati volti a rispondere e soprattutto a prevenire le necessità dell’intero nucleo familiare, sia i percorsi di orientamento e formazione per favorire l’inclusione lavorativa, senza dover sottostare a condizionalità mortificanti”.
