Il nuovo Avanti! del Centro Internazionale di Brera
La ripresa del nuovo Avanti!, la guerra e la questione sociale.
Stiamo verificando – noi del Centro Brera, tutt'ora editori dell’Avanti! – le opportunità per la costruzione di una casa editrice più solida che faccia tesoro dell’entusiastico volontariato riscontrato in questi primi due anni di ritorno dalle ceneri come "Araba fenice" a sostegno dei circoli e dell'azionariato popolare. Non è una cosa di breve soluzione, ma richiederà qualche mese.
Nel merito della proposta di linea editoriale:
La questione della guerra è il tema della terza via tra capitalismo globalista e capitalismo autoritario asiatico. È la questione della nuova socialdemocrazia in Europa.
Intendo con nuova socialdemocrazia non solo i traguardi pratici e teorici della socialdemocrazia tedesca del dopoguerra, ma le prospettive della socialdemocrazia italiana che Saragat riprende dalla radice della Critica sociale di Turati, e soprattutto dal manifesto del PSU di Giacomo Matteotti. Li si trovano i principi ereditati della tradizione post risorgimentale che in seguito Rosselli riprende in termini più filosofici che pratici, come invece fece Matteotti. Propongo alla riflessione di considerare Matteotti al principio del pensiero socialdemocratico europeo, ben prima sia di Rosselli ( sul piano del pensiero) che della Spd sul piano della “dottrina” politica.
Non è una considerazione da sommelier, ma lo spunto per una “seconda rivoluzione per la repubblica” di ispirazione socialista mazziniana.
La nuova terza via socialdemocratica ha lo scopo di istituire un modello di Repubblica socialdemocratica. Uno stato socialdemocratico.
Il suo principio è semplice e noto: gli ultimi rallentano il cammino di tutti, e chi si stacca per andare avanti da solo rompe la costituzione naturale dell’umanità, di sé stesso e del genere. La fratellanza non è un sentimento, ma una forma di intelligenza esistenziale che è all’origine del “tormento della ragione” - come equilibrio e limite rispettivo tra libertà ed eguaglianza - per dare all’ esistenza umana una forma sociale sempre nel segno di una vita nuova. Oggi questo significa avere istituzioni sociali di pari grado giuridico alle istituzioni politiche liberali (qui sta il punto della riforma istituzionale e non nel presidenzialismo) per ampliare, in piena crisi della liberaldemocrazia, la partecipazione sia diretta e sia attraverso la delega rappresentativa al bene pubblico, con una valorizzazione dello Stato nel segno dell’autogoverno accompagnato dalla cogestione economica e politica.
Le organizzazioni dei lavoratori e datoriali, in libera dialettica tra loro, dovranno essere non solo consultate, ma godere di un vincolo di concertazione sulle scelte dell'Esecutivo e in ultima istanza, in assenza di intese, possano rivolgersi direttamente alla centralità di governo del Parlamento, salvaguardata la propria piena libertà di proposta e di iniziativa.
