Oggi, 30 novembre 2022, il Capo dello Stato, Sergio Mattarella, insieme al Presidente della Confederazione, Ignazio Cassis, sta visitando proprio qui a Zurigo a poche centinaia di metri dalla nostra redazione, il Politecnico Federale, alta scuola di eccellenza, guidata dal fisico meranese Günther Dissertori. Ci siamo perciò permessi si buttar giù qualche ”pensierino” su tre personalità che rappresentano emblematicamente importanti dimensioni della cultura italiana nel mondo.
SERGIO MATTARELLA – 12° Presidente della Repubblica – ha tra tanti altri anche il merito di avere elevato al rango senatoriale Liliana Segre, finora l’unica persona chiamata a Palazzo Madama per nomina dell’attuale Capo dello Stato.
All’età di quattordici anni, il 18 maggio 1944, Liliana fu deportata ad Auschwitz-Birkenau dove le venne tatuato il numero di matricola 75190 sull’avambraccio sinistro. Tra i 776 bambini o ragazzi italiani rinchiusi in età inferiore ai quattordici anni, ne sopravvissero 25, compresa Liliana.
Dopo la Liberazione dal campo di concentramento per mano dell’Armata Rossa il 1° maggio del 1945, Liliana rientrò in Italia. Era passato meno di un anno soltanto da giorno della deportazione, ma quella giovanissima israelita milanese non poteva più ritrovare la “sé stessa” di prima.
«Molto difficile per i miei parenti convivere con un animale ferito come ero io», – ricorda la sopravvissuta ad Auschwitz: – «una ragazzina reduce dall’inferno, dalla quale si pretendeva docilità e rassegnazione. Imparai ben presto a tenere per me i miei ricordi tragici e la mia profonda tristezza. Nessuno mi capiva, ero io che dovevo adeguarmi ad un mondo che voleva dimenticare gli eventi dolorosi appena passati, che voleva ricominciare, avido di divertimenti e spensieratezza».
Ora, la spensieratezza non dev’essere un sentimento particolarmente forte nemmeno nell’animo di Sergio Mattarella, fratello di quel Piersanti Mattarella, esponente della sinistra DC siciliana, allievo e delfino di Aldo Moro, che come quest’ultimo finì assassinato: non dalle BR come Moro ma in un agguato di “stile” apparentemente mafioso, che però rivela una 
matrice politica ben più complessa.
Dopo l’omicidio, l’arcivescovo Salvatore Pappalardo afferma senza giri di parole «l’impossibilità che il delitto sia attribuibile a sola matrice mafiosa. Ci devono essere anche altre forze occulte, esterne agli ambienti, pur tanto agitati, della nostra Isola». E per convincersene basta riguardare su fanpage.it il breve reportage di Sandro Ruotolo dal titolo “Chi ha ucciso Piersanti Mattarella?”.
Siamo a Palermo, 6 gennaio 1980. La Fiat 132 dell’allora Presidente regionale siciliano risale in retromarcia la rampa del garage condominiale verso via della Libertà e si ferma sul marciapiede per far salire la moglie, la suocera e i figli. È domenica e i Mattarella intendono recarsi a messa. Durante il processo la moglie, Irma Chiazzese, riconoscerà nel terrorista di estrema destra Giuseppe Valerio “Giusva” Fioravanti l’esecutore materiale dell’omicidio. Lo descriverà come persona dall’andatura “ballonzolante” con espressione del viso gentile e lo sguardo di ghiaccio. Non verrà creduta.
Ma Fioravanti stesso – in seguito condannato per la Strage di Bologna del 2 agosto 1980 – confiderà a un compagno di cella di avere compiuto l’agguato palermitano. E racconterà che, per evitare di colpire la moglie, aveva avuto cura di spostarsi saltellando. Infatti, Irma Chiazzese era stata “solo” ferita di striscio.
La scena si svolge così: improvvisamente un uomo armato balza davanti all’auto ferma del Presidente siciliano e gli scarica addosso cinque o sei proiettili calibro 38. Dopodiché la pistola s’inceppa. Allora l’assassino allunga il braccio verso una Fiat 127 bianca parcheggiata a pochi metri di distanza, dalla quale il complice al posto di guida gli passa un’altra calibro 38. Con questa il sicario si volge di nuovo alla vettura di Mattarella ed esplode diversi altri colpi prima di saltare in macchina e dileguarsi. Terribile la foto di Letizia Battaglia, che qualche minuto dopo ritrae il futuro presidente della Repubblica mentre estrae dall’abitacolo il corpo ormai esangue del fratello in attesa dell’ambulanza.
Palermo, 6.1.1980. Sergio Mattarella estrae dall’auto il corpo del fratello (foto Battaglia)
Questo dunque è, essenzialmente, Sergio Mattarella. Prima di essere eletto 
(e poi riconfermato) al Quirinale, l’attuale inquilino del Colle è stato, dal 2011, membro della Corte costituzionale.
Insieme a Giuliano Amato appartiene a quel collegio di giudici che il 4 dicembre 2014 dichiararono l’incostituzionalità della legge elettorale detta “Porcellum”.
Fu una storica vittoria democratica, sulla quale all’epoca scrivevamo: «Davvero incredibile la competenza politico-giuridica e la passione civile di Felice Besostri, l’avvocato socialista al quale il popolo italiano deve la bocciatura del Porcellum e dell’Italicum». Il “Porcellum” fu buttato giù facendo leva sull’eccessivo premio di maggioranza da esso concesso e denunciando presso la Consulta l’imbroglio delle liste “bloccate”. Chapeau!
IGNAZIO CASSIS ci riguarda doppiamente. Da un lato, essendo Presidente della Confederazione rappresenta, infatti, la Svizzera tout court, di cui questa nostra testata di migranti italiani è ospite da 125 anni. E va detto che, durante famigerato Ventennio in cui nel nostro Paese la libertà veniva negata, fu proprio L’ADL, trafugato come merce di contrabbando dai passatori attraverso le Alpi, a costituire l’unico organo di stampa in netta contrapposizione al regime fascista.
Questo accadeva l’opposizione alla Prima Guerra mondiale, ma della grande battaglia civile durante l’emigrazione di massa, che venne combattuta nel secondo Dopoguerra, grazie a Ezio Canonica. Qui l’ADL fu trasformato in organo di auto-difesa a mezzo stampa per i “cafoni” emigrati dall’Italia a centinaia di migliaia in cerca di lavoro come operai e manovali.
Il presidente Cassis stesso è figlio di immigrati italiani: il padre Gino era originario di Luino e la madre Mariarosa di Bergamo. Lui stesso nasce nel 1961 nei pressi di Lugano e acquisisce la seconda cittadinanza, elvetica, all’età di 15 anni. E qui consentiteci di ricordare anche le tante battaglie condotte in questo Paese insieme alle “Colonie Libere“ e alle ACLI affinché si facilitasse la naturalizzazione per i giovani nati in questo Paese.
Dopodiché, Ignazio Cassis ha abbracciato l’impegno politico nelle istituzioni elvetiche, rinunciando alla nazionalità italiana al momento della candidatura: “Quando ho deciso di mettermi a disposizione per l’elezione in governo ho rinunciato alla cittadinanza italiana”, dichiarò in un’intervista rilasciata il 25 agosto del 2017 a un quotidiano zurighese l’attuale Presidente della Confederazione, allora parlamentare liberal- radicale del PRL: “Per me era logico che fosse così”.
Su questo tema alcuni esponenti di vario orientamento hanno voluto variamente esprimersi, ma allo stato dell’arte ci sia sommessamente concesso un moto di comprensione per Cassis, che in coscienza non poteva non prevenire un suo potenziale conflitto di lealtà e interessi.
Sulla questione ucraina ci piace segnalare una sua presa di posizione Presidente, che spicca per chiarezza nel contesto felpato della neutralità elvetica: «La Svizzera – ha detto Cassis riferendosi ai Referendum russi
d’annessione nell’Ucraina occupata del 2022 – non riconoscerà i risultati di tali referendum poiché violano l’integrità territoriale di un Paese, il che è parte integrante della Carta dell’ONU».
GÜNTHER DISSERTORI è un fisico delle particelle, nato a Merano, laureatosi a Innsbruck, specializzatosi al CERN di Ginevra. Nel febbraio scorso è stato eletto Rettore del prestigioso Politecnico Federale di Zurigo. Si occupa di cromodinamica quantistica, una disciplina che studia le cosiddette cariche di colore a livello subatomico. Attenzione: qui “carica di colore” è un termine che ricalca quello di “carica elettrica”, ma non c’entra con i colori da noi percepiti.
Esso allude piuttosto alle tre componenti dei mattoni di materia fondamentale (detti “Quarks”), perché queste tre componenti interagiscono in modo analogo ai tre colori fondamentali (rosso, verde, blu) e alle loro sovrapposizioni (anti rosso=azzurro ciano, anti verde=rosa magenta, anti blu=giallo), che culminano nel bianco come sovrapposizione tra tutti e tre. Ma qui ci fermiamo, per ovvie ragioni. E che l’Iride sia con noi!

