UNA LETTERA DI PROTESTA
Sarà contento come una pasqua il governatore friulano Fedriga per aver portato il Giro d’Italia sul Monte Lussari, presso Tarvisio, utilizzando i fondi destinati alla Tempesta Vaia...
Oltre che con il Centenario della Marcia su Roma, il 28 ottobre coincide con un altro tragico evento. Sono trascorsi infatti quattro anni dalla Tempesta Vaia, il disastroso evento che, abbattendo al suolo intere foreste delle Alpi Orientali, ci mise una volta di più davanti alle terribili conseguenze dei cambiamenti climatici. Particolarmente colpiti furono i territori del Trentino Alto Adige/Sud Tirolo, del Veneto e del Friuli Venezia Giulia. Qualcuno ricorderà anche le dichiarazioni di Matteo Salvini, all’epoca Ministro dell’Interno, che non trovò di meglio che prendersela con quelli che definì “ambientalisti da salotto”.
Una decina di giorni prima di questo anniversario, esattamente il 17 ottobre, è stato invece presentato a Milano il tracciato della prossima edizione del Giro ciclistico d’Italia. Cosa hanno in comune questi due eventi, in apparenza così distanti? Semplice: il fatto che la Regione Friuli Venezia Giulia, guidata dal leghista Massimiliano Fedriga, per poter ospitare la penultima tappa della “corsa rosa” – una “cronoscalata” da Tarvisio al Monte Santo di Lussari – non ha esitato a spendere circa 5 milioni di euro per riadattare e rendere percorribile dai ciclisti (evitando che forino le gomme) una vecchia strada militare, normalmente interdetta al transito di veicoli a motore. Per farlo ha fatto intervenire la Protezione Civile Regionale e ha utilizzato i fondi ricevuti dallo Stato per il ripristino dei danni di Vaia, evitando così fastidiose procedure di valutazione ambientale, norme per l’aggiudicazione dei lavori ed altri lacci e lacciuoli burocratici
Il bellissimo borgo del Lussari si trova ad un’altitudine di 1750 metri, è sorto attorno ad un Santuario mariano ed è stato dichiarato di “notevole interesse pubblico” con un Decreto del Ministero della Pubblica Istruzione che risale al maggio 1956. È raggiungibile solo a piedi o – nei mesi estivi ed invernali – in funivia (da qui parte una pista da sci che ha ospitato anche gare della Coppa del Mondo Femminile). Da secoli è meta di pellegrini che giungono dalle tre aree culturali e linguistiche che qui confluiscono – latina, tedesca e slava – tanto da essere considerato un “simbolo di fraternità europea”. Tutti aspetti che mal si conciliano con l’afflusso contemporaneo di migliaia di tifosi al seguito della Carovana del Giro (gli organizzatori parlano di 15-20.000 spettatori) e con i suoi effetti collaterali, compresi distribuzione di bibite in contenitori usa e getta, abbandono di rifiuti, altoparlanti a pieno volume e premiazione sul palco con (in ogni caso deprecabile) sversamento di spumante a due passi dal Santuario.
È bene chiarire, anche per tagliare il passo a possibili giustificazioni, che in questa zona non sono caduti alberi e non ci sono stati danni provocati dalla Tempesta Vaia e che questo, purtroppo – come hanno denunciato il CAI e le associazioni ambientaliste – non è il primo né l’ultimo caso di utilizzo “disinvolto” dei fondi della Protezione Civile da parte della coalizione di centro-destra che amministra la Regione Friuli Venezia Giulia.
Proprio in queste settimane gli uffici che si occupano della comunicazione per conto della Giunta Fedriga hanno tappezzato le città ed i paesi con dei manifesti che vorrebbero esaltare l’orgoglio di appartenere a questo territorio. Lo slogan, utilizzato sotto le immagini di artigiani intraprendenti, maestranze operose, agricoltori soddisfatti, tecnici efficienti e famigliole tradizionali felici è; “IO SONO FRIULI VENEZIA GIULIA”. Ne manca una: la foto di un Massimiliano Fedriga sorridente e contento per aver portato il Giro d’Italia sul Monte Lussari utilizzando i fondi destinati alla Tempesta Vaia.
Marco Lepre, Tolmezzo (UD)
