EDITORIALE - BUON 25 APRILE!
25, AprMa prima o poi l'Italia dovrà avviare una Seconda Ricostruzione
L'Avvenire dei lavoratori e la Federazione Socialista Italiana in Svizzera, sua editrice, appartengono alle non moltissime istituzioni oppostesi da subito alla dittatura mussoliniana. A ciò va aggiunto che nella Val d'Ossola i nostri predecessori hanno partecipato attivamente alla lotta partigiana, fornendo mezzi, armi e partigiane/i combattenti contro il nemico nazifascista fino alla sua ignominiosa sconfitta.
L'editoriale del Direttore, Guglielmo Usellini, sull'ADL del 1° maggio 1945.
Grava perciò su di noi l'onore non lieve di proseguire in una tradizione politico organizzativa uscita vittoriosa dalla Seconda Guerra Mondiale e che a buon diritto può prendere la parola in questo 78.mo Anniversario della Liberazione. Possiamo e dunque dobbiamo parlare.
Bene. Che dire, senza troppo tergiversare, di questo governo a guida meloniana? La premier stessa spicca per neo-revisionismo, e basti notare che, sull'eccidio perpetrato il 23 marzo 1944 alle Fosse Ardeatine, Meloni ha pesantemente tentato di manipolare la verità storica, parlando di quella strage nazifascista come di una persecuzione anti-italiana. In questo modo ha dato la stura a un'intera telenovela di provocazioni. Oggi la premier ha scritto sul Corriere che le destre parlamentari hanno "dichiarato la loro incompatibilità con qualsiasi nostalgia del fascismo". Traduciamo: il 25 Aprile del 2023 Giorgia Meloni – con vellutata ipocrisia – ci fa sapere che lei non abbraccia il valore dell'"antifascismo" su cui si fonda la nostra Costituzione.
Riunione del primo governo presieduto da Alcide De Gasperi (DC), con Pietro Nenni (PSIUP), Palmiro Togliatti (PCI), Leone Cattani (PLI) ed Emilio Lussu (PdA).
Ora, però, se vi domandate come sia potuto accadere che a capo del governo italiano segga una premier revisionista di tal fatta, vi troverete a riflettere intorno alla catastrofe della politica politicante abbattutasi sull'intero "arco costituzionale". Bisogna, invero, ammettere in tutta onestà che questa orribile bassura della Repubblica non sarebbe neppur pensabile se trent'anni fa non fosse crollato il "sistema" a causa delle insaziabili appetizioni tangentizie su cui ormai si fondava il finanziamento della politica. In quel di Tangentopoli i partiti dell'arco costituzionale, inclusi quelli di sinistra, furono colti con le mani nel sacco, in un'irrefrenabile peripezia di malcostume.
Nel biennio horribilis 1992-1993, il bubbone deflagrò. I portaborse craxiani vennero sbattuti in prima pagina. I due partiti maggiori, DC e PCI, tentarono di trasformare il PSI nel capro espiatorio unico di una degenerazione che invece era generale. In Italia, condurre una vita normale risultava ormai difficilissimo ai più. La gente incappava di continuo nei lacci e nei lacciuoli delle esazioni tangentizie, indispensabili a trovare un'occupazione, una casa e talvolta persino un letto d'ospedale.
Quando si ebbe la scandalosa detonazione, con tutto il suo rimbombo, apprendemmo le vere dimensioni della malattia, in ampiezza e in profondità. Fu così che ebbe luogo la Rivoluzione mediatico-giudiziaria italiana, alla quale noi che vivevamo all'estero assistemmo tra le risate di disprezzo del mondo intero. E accadde, allora, quello che sempre rischia di succedere in dinamiche di questo genere: venne gettato il bambino insieme all'acqua sporca, dato che la "Prima Repubblica" ne uscì epurata anche per gran parte della sua classe dirigente più capace, liquidata quasi tutta, insieme ai tangentisti.
Ben sei lustri sono trascorsi da allora. Il nostro Paese è retrocesso in tutte le classifiche internazionali. La DC e il PCI si sono sciolti, confluendo in larga misura nel PD, che insieme al PSI appartiene alla famiglia del PSE. La Grecia, espugnata, ha soggiogato il selvaggio vincitore, si diceva anticamente. Così, la cultura politica del socialismo democratico si è estesa nei consensi degli italiani. E l'Italia dovrà imboccare, prima o poi, la via di una Seconda Ricostruzione.
Appare arduo trovare oggi in Italia altre culture politiche strutturate quanto quella di cui L'ADL fa parte, senza soluzione di continuità. E, certo, i "postfascisti" al Governo non sembrano in grado di guidare un grande paese quale l'Italia è ridiventata, dopo molti secoli, durante i formidabili decenni degasperiani, saragattiani e nenniani del secondo Dopoguerra.
Per riuscire in una Seconda Ricostruzione, appare necessario che l'Italia ritorni all'idea originaria di una Repubblica fondata su partiti, certo sottoposti al controllo di legalità, ma solidamente dotati di culture politiche degne del nome. Un serio impedimento su questa strada consiste nella mutazione individualistica in cui ci vediamo frattanto universalmente investiti con l'avvento della "società liquida". Ma quanto meno lo schieramento progressista deve, e può, superare le difficoltà.
Siamo finalmente giunti al compimento di una lunga marcia di riunificazione? Schlein e Maraio hanno l'opportunità storica di riaggregare il vasto mondo della sinistra italiana sotto la comune egida socialista democratica. Così era stato fino a cent'anni fa. E così deve essere oggi la nostra cultura politica, includendo in essa le ragioni del femminismo, dell'ecologia e del pluralismo culturale, etnico e religioso.
Si dirà che per troppo idealismo sragioniamo. Tanto più che, se noi per un verso abbiamo di mira l'unificazione del centro-sinistra italiano sotto l'egida lib-lab di Elly Schlein, anche il centro-destra ha per l'altro verso compiuto qualcosa di analogo sotto la leadership di Giorgia Meloni. Ma la differenza salta all'occhio, non solo sul piano del personale di governo.
Questa differenza attiene ben di più al tema della cultura politica. Che è, alla fin dei conti, la vera questione dell'egemonia, come si comprende raffrontando il conseguimento liberal-socialista, sedimentato in due secoli di storia europea, rispetto al miserevole pot-pourri neo-liberista, neo-regionalista, neo-nazionalista e "post-fascista" che caratterizza il centro-destra oggi al governo.
Elly Schlein rende omaggio alla stele di Matteotti a Riano
Esattamente qui, secondo il nostro punto di vista, si profila la maggiore difficoltà, presa molto sotto gamba, delle destre italiane. Perché – mentre si staglia all'orizzonte un'epoca storicamente interessante (per non dire "pre-bellica") – il basamento ideale di chi governerà l'Italia e l'Europa non potrà sussultare a ogni emergenza e a ogni stagione, pena la catastrofe.
Insomma, se per l'Europa occorre rilanciare ovunque la presenza organizzata dei socialisti democratici, per l'Italia il punto di riferimento che emerge ormai con chiarezza è il Partito Democratico di Elly Schlein, alla quale Enzo Maraio ha opportunamente rivolto un appello unitario. E la giovane segretaria Schlein, quale primo atto pubblico della sua leadership, ha reso omaggio alla stele di Giacomo Matteotti, con gesto dotato di altissimo significato simbolico.
Si tratta di un gesto che vale ben oltre la risposta data al presidente del Senato La Russa secondo il quale l'antifascismo nonstarebbe nella nostra Costituzione, mentre sul sito web della camera parlamentare da lui stesso presieduta (vai al sito) si legge questa Dodicesima Disposizione Finale: «È vietata la riorganizzazione, sotto qualsiasi forma, del disciolto partito fascista». Più antifascista di così…
«Noi diciamo che l'antifascismo è la nostra Costituzione», ha dichiarato Elly Schlein a Riano. E ha aggiunto che la lotta contro questo governo non si ridurrà all'antitesi di cui sopra, ma investirà la «giustizia sociale, il contrasto alla povertà e un rapporto diverso col pianeta». Ecco, è sul merito delle proposte e delle strategie politiche che si misurerà la forza propulsiva di una nuova generazione della sinistra italiana.
Buon 25 Aprile!



