SFIDA. Da buon democratico, anche Joe Biden ha voluto sottolineare a modo suo il 25 Aprile. E, a guardar bene, ha fatto un passo molto più netto di quanto siano stati capaci certi politici italiani (sappiamo bene quali) che stanno ancora arzigogolando sul significato da dare alla giornata della Liberazione. Magari sarà soltanto una di quelle coincidenze che la storia tiene in serbo e svela quando meno te lo aspetti. Eppure, che il Presidente americano abbia scelto proprio il 25 Aprile per annunciare la sua ricandidatura per le elezioni del 2024 non è un gesto privo di significati per tutti coloro che si riconoscono in determinati valori. Se quando ha corso per la presidenza quattro anni fa la sua era una battaglia per lo spirito dell'America, a maggior ragione lo è ancora adesso. Anzi di più, se si soppesano le minacce che incombono sul mondo mentre un alto papavero russo, ossia nientemeno che il vice presidente del Consiglio di sicurezza Medvedev, non esita a dichiarare che la guerra nucleare è "possibile" e che tale prospettiva esiste qualora la Russia si trovasse di fronte ad un atto di aggressione tale da minacciare l'esistenza del suo Paese. Parole che mettono i brividi e fanno capire molto bene quale potrebbe essere la posta in palio se, per delirio d'ipotesi, la Casa Bianca dovesse finire in mano a Trump e ai suoi elettori, che non hanno perso un solo istante nel ridicolizzare la ricandidatura di Biden. Nel video che accompagna l'annuncio del leader democratico scorrono le immagini dell'attacco al Congresso del 6 gennaio, un evento che ha lasciato ferite ancora aperte. Biden chiede la rielezione per finire il difficile lavoro della riconciliazione nazionale ponendo agli Stati Uniti una domanda cruciale. La domanda che ci troviamo ad affrontare - dice - è se nei prossimi anni avremo più o meno libertà. Più o meno diritti. Una sfida epocale da far tremare le vene ai polsi. Una sfida da non lasciare nelle disponibilità degli avventurieri della politica.

ARMAGEDDON. Chissà le volte che Richard Wagner, al colmo dell'indi­gna­zione, si sarà rigirato nella tomba nel vedere il suo nome associato a quello di un gruppo di mercenari pronti a tutto. Se il wagneriano Crepuscolo degli dei viene unanimemente considerato l'Armageddon della mitologia nordica, viene ora da chiedersi quali strumenti siano ancora disponibili per fermare le atrocità che si stanno commettendo durante la guerra in Ucraina. E come si potrà impedire che un altro Armageddon travolga una civiltà cresciuta alle porte dell'Europa. La risposta non è tanto difficile. La conosciamo e sappiamo qual è. Da tempo si va ripetendo che l'unica via d'uscita sono i negoziati di pace senza precondizioni da parte del Cremlino che ha innescato il conflitto e si rifiuta di ammetterlo. Certo la Russia si è dichiarata pronta a porre fine agli scontri armati, ma in un modo davvero curioso, disseminando tutta una serie di paletti che rendono la proposta inattuabile. La presidenza moscovita finge infatti di dimenticare che l'Ucraina è la vittima dell'aggressione e quindi sta a Kiev definire il quadro negoziale nel quale sia implicito il ritiro dell'invasore. Altre ipotesi praticabili non ne esistono. Al netto della propaganda di Mosca, alla domanda: "Quando e come finirà questa guerra?" gli esperti più accreditati allargano le braccia sconsolati, unanimi nel rispondere: "Non presto, purtroppo".

GRANCASSA. È dal primo giorno di questo mese – e non scherzo – che la destra con le sue pubblicazioni cartacee e digitali le prova tutte per dissacrare la data del 25 Aprile. La mobilitazione sull'altro fronte è stata ispirata da un unico, vero, squallido movente: cercare con ogni mezzo di screditare l'evento e convincere l'opinione pubblica che la storica ricorrenza che oggi si celebra altro non sarebbe se non la "chiamata alle armi" della sinistra contro l'attuale maggioranza ed il suo governo. Ma vi pare possibile col passato da ricordare e commemorare che di Liberazione e Resistenza antifascista si parli solo per dovere di cronaca. A essere presa di mira è in particolare Elly Schlein rea di essersi subito "mobilitata" – così abbiamo letto – per il 25 Aprile, suonando la "grancassa dell'antifascismo". Capito: la grancassa dell'antifascismo, come se fossimo al luna park della storia e non al cospetto di un evento memorabile che ha segnato la fine dell'oppressione scandita dallo spaventoso rumore degli scarponi chiodati. Mentre scrivo queste righe mancano pochi giorni al 25 Aprile e nel commosso ricordo di chi si è battuto per la libertà a me pare più attuale e necessario che mai tenere ben alta la guardia per impedire che venga riscritta la storia antifascista del Paese.


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