IL RITORNO DELLA BUONA POLITICA
07, SepDal 22 al 24 settembre ne parleremo alla Festa dell’Avanti! a Bologna. Non ci deve mai abbandonare la speranza di rianimare la politica, anzi la buona politica, che oggi non si vede, perchè di politici-replicanti, negli ultimi 30 anni, sono piene le cronache dei giornali.
Oggi viviamo una fase di debolezza cronica, probabilmente il punto più basso della storia democratica italiana, che, va subito precisato, non può essere ascritto unicamente all’attuale maggioranza di governo.
Però non possiamo far finta di nulla quando vediamo che la gestione del partito politico maggiore di questa legislatura, il partito che esprime il Presidente del Consiglio, affida l’incarico di maggior peso alla sorella dello stesso Presidente del Consiglio. Un partito così forte, che sotto la guida della sua leader storica ha raggiunto il suo punto di maggiore forza alle ultime elezioni politiche (26%), manifesta il suo punto massimo di debolezza con la reggenza affidata ad Arianna Meloni, la sorella di Giorgia.
Il modo e la leggerezza con cui la notizia è stata trattata sui media deve farci riflettere; ma ancor di più deve farci riflettere la facilità con con cui è stato ingoiato un rospo così grosso dai dirigenti di Fratelli d’Italia.
Mettendo da parte il singolarissimo fenomeno di Forza Italia, il cui debito di 90 milioni nei confronti degli eredi di Silvio Berlusconi allontana il concetto di “Partito”, nel significato che siamo abituati ad utilizzare, anche la Lega di Salvini farebbe enorme fatica a digerire l’affidamento di incarichi di vertice ai parenti del suo leader.
Questo non esonera da critiche anche il centro-sinistra che, con una certa deprecabile nonchalance ha eletto (cioè nominato) in parlamento coniugi e/o conviventi, come mai si era visto prima. Ma la guida del partito equivale alla capacità della realtà di superare l’immaginazione.
Proteste dei dirigenti politici e indignazione dell’opinione pubblica?
Non se ne vedono e questo è il peggiore dei sintomi di uno stato di assuefazione generale che, però, non deve essere scambiato per approvazione.
Una dinamica al ribasso generata da una consapevole deresponsabilizzazione.
Lo vediamo nell’attività del Parlamento, dove il ruolo di Deputati e Senatori della Repubblica è sempre meno influente.
Si dirà che la politica e le istituzioni sono lo specchio di una società.
Certo, è vero, ma non si possono ignorare gli effetti prodotti dal consolidamento di una legge elettorale che da 17 anni ha cancellato la relazione tra elettori ed eletti, a questo punto sgravati da ogni responsabilità.
Se il leader di un partito decide chi saranno i capilista nelle competizioni elettorali senza preferenze, ovviamente sempre all’ultimo momento per mettere tutti di fronte al fatto compiuto, è chiaro che gli eletti-nominati in Parlamento saranno devoti unicamente al capo di partito che li ha graziati.
È cosi si spiegano tanti meccanismi, a partire dal voto sui decreti legge del Governo che trovano generalmente la strada spianata in Parlamento e dalla concentrazione della funzione legislativa nelle mani del Governo.
Cosa mai potrebbero dire i singoli dirigenti di Fratelli d’Italia alla loro leader, nel momento in cui affida il partito alla sorella Arianna, se il loro destino, baciato dalla fortuna della nomina parlamentare, dipende solo ed esclusivamente dalla loro leader?
Nulla ovviamente.
Lo sanno bene anche i dirigenti e i parlamentari del PD, tanto per fare un esempio, che nell’era della segreteria Renzi hanno assecondato il capo del Partito in tutto e per tutto, pur non condividendo molti provvedimenti di quella fase storica.
Vogliamo parlare del Movimento Cinque Stelle o della Lega della precedente legislatura e del ruolo – quasi del tutto irrilevante – dei loro Parlamentari?
Grazie al vincolo del doppio mandato, i cinque stelle ci hanno mostrato come le “ribellioni e le defezioni” in Parlamento, guarda caso, sono quasi tutte coincise con coloro che non sarebbero stati più candidati alle successive elezioni.
È così diventa coerente e comprensibile la convergenza (apolitica) di Meloni e Renzi sulla dannosa ipotesi del premierato, che consentirebbe di scartare completamente e definitivamente il ruolo di ciò che resta della politica in Parlamento.
Ma attenzione che il fuoco cova sotto la cenere, il fuoco spento della politica prima o poi si riaccenderà, per l’azione di una scintilla combinata a un alito di ossigeno in grado di riportare calore sulla scena pubblica.
Quell’alito di ossigeno, di antiche origini, prima o poi incrocerà la scintilla giusta e riporterà sulla scena il fuoco e il calore della buona politica.
