NEXT UE - A NEW POWERTRAIN
08, JunNUOVO SAGGIO DI FERRARA E PLANETTA SULLA QUESTIONE EUROPEA
L’Europa, l’Eurozona, la Nato: un tripode istituzionale che sta mostrando i suoi limiti. Mentre i Paesi che ne fanno parte sono in profonda sofferenza. Il volume curato da Aldo Ferrara ed Efisio Planetta “Next UE. A New Powertrain” avanza una serie di proposte di modifica del Trattato sull'Unione europea (TUE) e del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea (TFUE).
L'indicazione è chiara: l'Europa deve essere più vicina ai suoi cittadini.
Non si può non prendere le mosse dal Manifesto di Ventotene, in origine intitolato “Per un'Europa libera e unita. Progetto d'un manifesto”, scritto da Altiero Spinelli e Ernesto Rossi nel 1941, ma con l’intervento redazionale decisivo di Eugenio Colorni, che ne scrisse la prefazione. Con assai minore pretesa, il volume traccia un possibile cambio di passo dell’UE in senso federalista Regionale, recependo il progetto di Altiero Spinelli ma consacrandolo in una versione regionalistica e federativa, l’unica che al momento possa soddisfare i bisogni, le idealità e le attese dei popoli regionali europei. Visione che si intreccia con quella socialista.
L’Europa si trova di fronte a sfide epocali come la transizione energetica in assenza di una maturata programmazione, significa mettere a dura prova i trasporti commerciali e non, e a rischio di compromettere la capacità produttiva del Continente il cui sviluppo è stato affidato solo a processi energivori incontrollati.
L’Europa è tuttora squassata dalla questione irrisolta delle migrazioni, ambientali ed economiche su cui non ha saputo trovare un accordo politico. Un’occasione perduta per dare omogeneità di risposta sul futuro demografico e politico-economico. Questione che va affrontata come avvenne per le Minoranze linguistiche, etniche e religiose.
Nell’Europa di oggi cova la cenere, più subdola e surrettizia, delle istanze regionali che da più parti, Scozia, Cataluna, Sardegna, Irlanda, Paesi baschi possono esplodere da un momento all’altro.
La proposta del libro pubblicato da Ferrara e Planetta (per i tipi di “aracne”, con testi di Giuliano Pisapia e Felice Besostri) è quella “idonea a far uscire il Continente dall’impasse in cui si è cacciato per voler perseguire solo una politica monetaria, consolidare il bilancio commerciale, creare un’area ottimale valutaria ma trascurando la politica estera e la difesa comune e soprattutto le giuste rivendicazioni che dal suolo delle Regioni si levavano e si levano tuttora inascoltate, neglette, additate di irrealistiche rivendicazioni e soprattutto tacciate di richiamo all’insurrezione solo perché contrarie al pensiero unico europeo.”
Una proposta utile per comporre le istanze regionali, le necessità commerciali e di sviluppo sui mercati globali, le istanze di libero scambio su base regionale anziché statale con un’articolazione di Europa regionale.
Delle tante problematiche europee, ne abbiamo scelte due che sono emerse quali ineludibili e non suscettibili di attese:
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Rivisitazione giuridica delle Minoranze;
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Proposta di una maggiore presenza delle Regioni in Europa, come già previsto dai Trattati e dalla nostra Costituzione.
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Tutelate da numerosi Convenzioni e Dichiarazioni a far tempo da quella di New York del 1948, oggi è lo stesso concetto di minoranza che trascende ed esula dalla sua tradizionale classificazione in base all’etnia, religione e lingua. Se in Europa contiamo aree di sofferenza, da cui sorgono spinte autonomistiche, lo dobbiamo non solo al gap minoritario linguistico, religioso, culturale ed anche etnico, ma a quello sociale ed economico-finanziario, in specie in aree verso le quali l’attenzione della rispettiva nazione risulta poco efficace o efficiente. Intendendo superate le conclusioni della Commissione di Venezia Presieduta dal Prof. Capotorti, non bastano più i concetti di “non discriminazione”, limitata alla garanzia dei diritti e neanche di “protezione” che presuppone misure speciali. Riferendoci, poi, a Gustavo Zagrebelski, non bastano neanche più i concetti di separazione, integrazione e interazione se non si pone rimedio al gap socio-economico delle minoranze stesse le quali necessitano di ulteriore classificazione e inquadramento al di fuori dei concetti classici di lingua, religione ed etnia.
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Il nodo su cui insiste la sofferenza delle Regioni europee è quello economico a dispetto della piena realizzazione dell’OCA (Optimal Currency Area). Nel 2002 nasceva l’euro con la precisa politica di istituire cambi fissi e rendere ottimali gli scambi commerciali, con l’adozione della moneta unica, nell’intera area europea. Per quanto nobile fosse l’obiettivo di arrivare alla perequazione della inflazione e riduzione della disoccupazione, il tragitto si rivelò assai più arduo di quanto previsto. Le disuguaglianze sulla produttività economica sono state ben visibili, tragicamente emerse durante la pandemia e tendono ad accrescersi per incipienti future possibili crisi finanziarie. Ne è derivata una proposta, perfettibile, da sottoporre a verifiche e dibattiti, ossia quella dell’Economia Interdipendente Sinergica tra Regioni affini per produttività e con scambi commerciali secondo il principio della proporzione dei fattori (Hecksher-Ohlin-Samuelson), modello matematico binario di equilibrio economico generale applicato alle Regioni con pluralità incrementale e moltiplicatore del reddito.
Questi i temi affrontati nella consapevolezza che altre tematiche vanno approfondite sempre nel segno dell’unicità della valenza europea, ormai indiscussa forma di governo sovranazionale. Buona lettura!
