Ancora preoccupazione della Commissione europea sull’attuazione del Pnrr. l’Italia, avverte la Commissione, sconta “crescenti rischi di ritardi“. La conferma arriva dai contenuti delle raccomandazioni specifiche pubblicate mercoledì in cui si sottolinea come sia necessario “garantire una governance efficace e rafforzare la capacità amministrativa, in particolare a livello subnazionale, per consentire un’attuazione continua, rapida e costante del Piano”.

Per il resto, Bruxelles mette nel mirino l’andamento dei conti pubblici (Italia, Francia e Finlandia non soddisfano il criterio del debito), la delega fiscale che non prevede la riforma del catasto, indispensabile per la Ue, e la scarsa crescita della capacità produttiva da energie rinnovabili mentre “la quota dei combustibili fossili nel mix energetico resta significativa”.

Da Bruxelles Gentiloni precisa: “Non credo che dobbiamo guardare alle scadenze formali – afferma Gentiloni – ma alla realtà. E la realtà ci dice che l’Italia, secondo i piani fin qui concordati, dovrebbe richiedere una quarta erogazione nel mese di giugno e una quinta nel mese di dicembre. E’ chiaro che per mantenere questo ritmo, bisogna che la discussione sulle più che legittime richieste di modifica avvenga il prima possibile, perché è difficile farla dopo giugno, se si vuole mantenere il ritmo delle erogazioni fin qui stabilite”. Al momento la terza rata è in fase di negoziazione perché si sta procedendo alla verifica degli investimenti proposti. Si tratta di 19 miliardi di euro. Ufficialmente, le questioni aperte sono meramente tecniche.

Sullo sfondo anche la riforme del patto di stabilità con il conseguente rientro del deficit. “Se dovesse passare la riforma del Patto di stabilità così come proposta dalla Commissione europea, nel nostro Paese, la prossima “Finanziaria” partirà da circa meno 10 miliardi, con ripercussioni negative sugli investimenti per il sociale, il lavoro e la sanità”. Ha dichiarato il Segretario generale della Uil, PierPaolo Bombardieri, che da Berlino, dove si sta svolgendo il Congresso del Sindacato europeo, ha rilanciato alcune stime della stessa Ces. “Abbiamo espresso queste preoccupazioni – ha precisato Bombardieri – anche all’ambasciatore italiano in Germania, con il quale abbiamo condiviso le elaborazioni del Sindacato europeo: il rientro dello 0,5% annuo nel rapporto debito/Pil, collocherebbe l’Italia al secondo posto di questa particolare classifica, dopo la Francia, con un taglio da operare pari a 9,5 miliardi annui. Sempre secondo la Ces, senza questo taglio e, dunque, con queste risorse a disposizione, in Italia si potrebbero assumere, ad esempio, oltre 320mila infermieri e 390mila insegnanti. Come si pensa di risollevare l’Italia e l’Europa se si continua a sostenere il paradigma economico dell’austerità? Quella riforma non deve passare. Ecco perché chiediamo alla Commissione, da un lato, ma anche a tutti i partiti politici e al Governo, dall’altro, che si cambi paradigma, si superino le politiche liberiste e di austerità e si adottino scelte che puntino alla crescita e allo sviluppo”.


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