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Nascerà o non nascerà? Rifondato o rinnovato? Pasticciato o rimpasticciato? Parliamo del Partito Democratico e a scriverne è un socialista che fino alle ultime recenti elezioni ha votato PD perché credeva e crede che la sinistra (o centrosinistra se si preferisce) debba essere una, forte e piena di idee vere.
di Benedetto Di Mambro (Frosinone)
Facciamo qualche parallelo storico rivisto in salsa tragicomica. “È nata una stella”: ricordate questo bellissimo film di George Cukor del 1954, candidato a ben quattro Oscar? Ecco: potremmo dire che il 21 gennaio 1921 a Livorno “nasceva una stella”. Anzi, una stella rossa con falce e martello. Al grido di “facciamo come in Russia!”.
Agli occhi degli “ortodossi” apparirò sacrilego ma, da socialista e uomo di sinistra, voglio onorare la mia franchezza. Serviva proprio, in quel fatidico 1921, spaccare così drammaticamente la Sinistra italiana e poi fondare un giornale dal nome quasi da sberleffo: “L’Unità”?
Nel 1921, al XVII Congresso Socialista, l’ala rivoluzionaria di Gramsci, Bordiga, Terracini e Togliatti si staccò e fondò il Partito Comunista d’Italia per “fare come in Russia”, la rivoluzione. Ma la loro
era una rivoluzione velleitaria. Sì, perché la rivoluzione si fa con le armi altrimenti è solo
ammuìna. E fecero tanta ammuìna che l’anno successivo, 1922, la ricca borghesia industriale e latifondista rispose con i Fascisti di Benito Mussolini, ben armati, in marcia su Roma. Iniziò così il “ventennio”.
E veniamo agli anni ’70. Dopo la contestazione studentesca e le rivendicazioni sindacali arrivano nuove conquiste democratiche come, ad esempio, l’Unità Sindacale e lo “Statuto dei Lavoratori”, propulsori i socialisti Brodolini e Giugni. Poi le conquiste civili come, ad esempio, il “divorzio” del socialista Fortuna e del liberale Baslini. Il riformismo socialista elaborava idee e ne pianificava la realizzazione. I comunisti, i “rivoluzionari”, con la loro propaganda (si può dire “populista”?) raccoglievano voti con volantini ciclostilati e parole d’ordine sezionali.
Pietro Nenni soleva dire: “I socialisti scuotono gli alberi e i comunisti ne raccolgono i frutti”. In quegli anni il Partito Socialista propone al PCI di Berlinguer un’alleanza per un governo di alternativa socialista. Berlinguer rispose: “Noi siamo e restiamo comunisti!”, ma nel frattempo avvia il rapporto consociativo detto “Compromesso Storico” con la Democrazia Cristiana. Che bravo! Che statista!
Ma sopraggiunge la tragedia del terrorismo, gli anni di piombo, le Brigate Rosse. Si disse di schegge impazzite. Fermiamoci qui. Altrimenti potremmo scovare chi aveva seminato quella mala pianta! Nel 1981 altro capolavoro. Il 26 settembre Berlinguer rispolvera l’anima pan-sindacalista del Partito Comunista e va ad arringare i lavoratori FIAT davanti ai cancelli di Mirafiori a Torino. Il 14 ottobre c’è la “marcia dei 40.000” quadri e impiegati. È una sconfitta del PCI e di parte del sindacato.
1984: il PCI di Berlinguer lancia il Referendum per abrogare la riforma della Scala Mobile. In sostanza un referendum contro gli odiati socialisti, riformisti e non rivoluzionari. Ma non prevale con il 46,68% dei SI contro il 54% dei NO all’abrogazione della riforma. Oltre alla sconfitta, il Partito Comunista fa incassare ai lavoratori anche la rottura dell’Unità Sindacale. 1989: viene abbattuto il Muro di Berlino e si scopre il riformismo e nasce il Partito Democratico: 86 anni per capirlo? Sembra di no. [](continua sul sito)](https://www.avantionline.it/il-pd-e-la-socialdemocrazia-mai-nata/?target=_blank)
