QUANDO LA TERRA TREMA
09, FebVIA CRUCIS. Quando la terra trema con tanta violenza, si crea una miscela esplosiva dalle conseguenze terrificanti. Se la Turchia soffre e se Erdogan teme l’ira delle popolazioni colpite, la Siria, dove il sisma ha picchiato con ancora maggior durezza, è letteralmente a terra e non sa quando potrà rialzarsi. L’ondata tellurica, senza precedenti nella storia recente, si è accanita su una regione già duramente provata da dodici anni di guerra civile che l’hanno precipitata in condizioni economiche e sociali di una gravità senza pari. Scomparso dai radar dell’informazione, il dramma di milioni di sfollati torna di prepotenza a raccontare la via crucis di una catastrofe umanitaria di cui ci si era semplicemente scordati. Per rendersi conto di cosa stia succedendo nel martoriato regime di Damasco, occorre pensare alla sorte di Aleppo, già città martire del conflitto e ora ridotta a un cumulo di macerie. Un tempo splendida capitale di una cultura millenaria, la seconda metropoli della Siria quasi non esiste più. Aleppo è stata travolta da una vera e propria ecatombe da giudizio universale in cui non conta soltanto la fatalità, ma anche e soprattutto la follia umana.
ANALOGIE. Ai primordi del Novecento, quando gli anarchici intonavano “Addio Lugano bella”, finiva la Belle Epoque, crollavano gli imperi e già si intravvedevano le ombre di disastri che anni dopo avrebbero incendiato l’Europa. Considerato quel po’ po’ di roba che sta accadendo attorno a noi oggi, vien da chiedersi se vi siano analogie con gli eventi di allora. Difficile dirlo. La storia non si ripete, anche se, come sottolineava Mark Twain con la sua puntuta efficacia, qualche volta fa rima con sé stessa. Nota di umorismo sempre utile a stemperare le tensioni. Tuttavia, bisogna pur riconoscere che le news della guerra in Ucraina e i preparativi di Mosca per l’assalto finale, non ci mettono nelle migliori condizioni di spirito. In questa situazione piuttosto malferma delle relazioni internazionali, ci mancava soltanto la clamorosa vicenda del pallone spia cinese per alimentare reazioni incontrollabili. Chi ha i capelli grigi ricorda l’abbattimento oltre sessant’anni fa dell’aereo spia americano U2 nei cieli sovietici. Un episodio che tenne a lungo il mondo con il fiato sospeso.
SVOLTA. Fra tante calamità, il discorso del presidente Biden sullo Stato dell'Unione si caratterizza per il messaggio di speranza con il quale il capo della Casa Bianca ha provato a rincuorare l’America. Secondo Biden, gli USA sono il “Paese posizionato meglio al mondo” per rilanciare l’economia e progettare un futuro più vivibile. Qualche parola di apprezzamento – ed è tutto dire – gli è arrivata addirittura dai Repubblicani, che il leader democratico si prepara a sfidare in vista delle prossime presidenziali. Le premesse tuttavia non sono le migliori. I sondaggi lo bocciano. L’ultima indagine demoscopica rivela che, agli occhi dei suoi concittadini, Biden ha realizzato non moltissimo se non addirittura poco, o nulla. Resta da vedere se nei prossimi mesi riuscirà a invertire la tendenza. Qualche barlume di speranza c’è. E magari sarà una magra consolazione, però il fatto che dallo stesso sondaggio anche i suoi rivali escano piuttosto maluccio può essere motivo d’incoraggiamento per l’attuale inquilino della Casa Bianca. Il fatto non sorprende. Biden si è rivolto a un Paese spaccato che il Presidente deve ora riuscire a ricompattare per sventare la minaccia di una svolta a destra. Incrociamo le dita, perché questa destra, populista e radicale, ci appare carica di insidie per la democrazia.
CANZONETTE. C’è chi applaude e c’è chi parla di un Festival delle note stonate. Fedele alla sua storia, la manifestazione canora di San Remo, senza Zelensky, conferma il suo ruolo di potente catalizzatore delle pulsioni che attraversano il Paese. Tra i maliziosi “nude look”, la meritatissima standing ovation per Mattarella, le strumentali polemiche di Salvini contro la Costituzione antifascista (difesa da Benigni) e, insomma, tra un brano e l’altro va in onda la rappresentazione delle tante Italie presenti al Festival. Dal palco alla realtà, una volta calato il sipario la vita quotidiana riprende però il sopravvento, in questi giorni attraversati da roventi polemiche sul caso Cospito e la controversa applicazione del 41 bis. Qui preme sottolineare quali pericoli corra la tranquillità interna se la maggioranza getta sospetti infamanti sull’opposizione. Abbassare i toni, come auspicato dall’onorevole Meloni, non basta. Occorre una netta presa di distanza, tesa a sgomberare il terreno dagli equivoci. L’ambiguità fa male in quanto concorre a riattizzare il fuoco delle polemiche invece di spegnerlo. E non sono solo canzonette.
