COLOMBE. Viviamo un’era carica di incertezze sulla quale incombe l’ombra minacciosa di un conflitto di cui non si intravvede la fine. Le diplomazie di mezzo mondo sono impegnate a saltare da un aereo all’altro nel tentativo di tamponare i disastri provocati dall’uomo. Il recente G 20 di Nuova Dehli, che in pratica ha sancito l’avvento di una nuova epoca multipolare, ha condannato l’invasione dell’Ucraina, senza tuttavia mai nominare il Cremlino. Da Mosca si attendeva forse un segnale di ravvedimento che verosimilmente non arriverà mai. Non lascia invece tranquille le cancellerie la prospettiva della rinnovata intesa tra il leader nord coreano e Putin suggellata con toni trionfali­stici nell’Estremo oriente della Russia, a ridosso di una regione strategica oltremodo sensibile. Per dare il massimo risalto alla sua missione, Kim Jong-il ha attraversato la frontiera a bordo del suo leggendario treno speciale, lento ma blindato, sul quale hanno trovato posto i suoi migliori consiglieri militari. Nonostante la segretezza non era quindi difficile immaginare quali fossero i temi caldi del coreo­grafi­co vertice concordato da entrambi. Che le due parti abbiano, inoltre, espresso unanime e pieno sostegno alla “lotta sacra” della Russia fa capire che su quel lussuoso convoglio di antica foggia, come un qualche vecchio film di James Bond, viaggiasse tanta roba, ma non uno stormo di candide e alate colombe della pace.

EMERGENZA. In Italia esiste uno stuolo piuttosto robusto di elettori che dopo avere votato per Giorgia Meloni, ora non perdono una sola occasione per criticarne l’operato. E’ un zoccolo duro che in queste ultime ore é tornato a farsi vivo attraverso le colonne della testata più vicina alla maggioranza. Motivo della discordia é la situazione di emergenza venutasi a creare a Lampedusa ormai al collasso in seguito al forte aumento degli sbarchi di migranti che hanno messo piede sull’isola. Di fronte al momento critico, difficile da gestire, gli eroi della tastiera pongono quasi un ultimatum alla premier intimandole di passare dalle parole ai fatti , come aveva promesso in campagna elettorale. Ovvero di mettere quindi in atto una vera politica di destra in risposta a coloro che a cominciare da papa Francesco richiamano l’invito ad accogliere senza restrizioni di sorta tutti gli esseri umani, con un approccio più incisivo e strutturale. Da lei si esige insomma il pugno di ferro contro i profughi del mare, contro l’Europa, contro le ONG in modo da ovviare alla mancanza di adeguate misure per porre fine a uno stato di cose molto complesso. Politica di destra. Ma quale? Al di la degli aspetti umanitari, resta da chiarire a quale destra si riferiscono i postulanti. Non è un mistero infatti che in quello schieramento esistono a tale proposito versioni piuttosto contrastanti fonte di non pochi dissidi. Nei prossimi giorni sarà ospite a Pontida, per il raduno del Carroccio, Marine Le Pen, leader del Rassemblement National che ha raccolto l’invito di Matteo Salvini per unire le forze in vista delle elezioni europee. Questa idea di destra, di una destra di ben altro stampo alquanto autoritaria e intransigente tuttavia non convince i partner della coalizione. Sarà curioso vedere come nella maggioranza verrà l’impostazione che si vuole dare alla presenza dalla controversa esponente dell’euroscetticismo nazional-sovranista. L’ospite francese - dicono - non potrà essere mai un nostro alleato poiché i valori che noi rappresentiamo sono alternativi a quelli del Rassemblement. Insomma, affaire à suivre. E intanto ai migranti chi ci pensa?

NOCCHIERE. Mai come oggi si avverte l’insopprimibile bisogno di non svegliarsi la mattina al rombo delle cannoniere. Più di trent’anni fa, in una pregevo­lis­sima, sapiente raccolta di brevi saggi e racconti edita da Marcos Y Marcos quando il prezzo dei libri era ancora indicato in lire, Peter Bichsel già ne parlava. Tra i maggiori scrittori svizzeri di lingua tedesca, Bichsel, guidato dal suo straordinario intuito, dava conto di quel bisogno di pace con l’’onestà che è sempre stata il filo conduttore della sua vita e della sua attività letteraria. Rileggendo quel volume colpisce la citazione di una frase attribuita a Hemingway e più che mai attuale: il Nobel della letteratura indicava, tra le sue maggiori ispirazioni, la capacità di poter ancora leggere “per la prima volta” Guerra e pace, e potersene “meravigliare come fosse la prima volta”. Fondamentale di quel libro – annotava Leone Ginzburg nella Prefazione einaudiana – è capire la differenza sostanziale tra i due concetti. Guerra è il mondo storico, Pace il mondo umano. Ora che il pianeta sembra una nave senza nocchiere è forse giunto il momento di riscoprire il capolavoro di Tolstoj. No, anzi, senza forse.

ZERBINO. Settembre non è un mese qualunque. Quasi ovunque segna la fine delle vacanze e la ripresa delle quotidiane attività in ogni campo, dalla politica alla scuola. A sottolinearne la peculiarità concorrono inoltre due ricorrenze che cadono entrambe il giorno 11 di questo nono mese dell’anno. In ordine cronologico, il primo anniversario ci riporta indietro di mezzo secolo, il secondo di vent’anni. E tutti e due sono segnati a caratteri cubitali sui libri di storia tra gli eventi più tragici che sconvolsero l’umanità. Fino al 2001, anno dell’attentato alle Torri Gemelle di New York, veniva ricordato solo l’11 settembre del 1973, data storica per l’efferato attacco alla democrazia in Cile. Nel palazzo presidenziale della Moneda, assediato dai militari golpisti, Salvador Allende, capo del primo governo di sinistra eletto dal popolo del suo Paese cadeva sotto i colpi di sgherri e militari guidati dal generale Augusto Pinochet. Fu l’inizio di una dittatura brutale durata 17 anni e incoraggiata dagli Stati Uniti che in nome di bacati ideali consideravano quel Paese sovrano alla stregua dello zerbino di casa propria. Da allora sono trascorsi cinquant’anni: certi muri e certe ideologie appartengono al passato. I modi di vivere, di viaggiare e spostarsi da un Paese all’altro sono molto mutati, gli equilibri geo-strategici variano a seconda delle contingenze, eppure le tracce di quel turpe evento non sono ancora state del tutto cancellate. Ovunque nel mondo riaffiorano tentazioni nostalgiche che sembravano sepolte e invece riemergono dai loro sepolcri imbiancati, camuffate da balorde derive nazional-sovraniste che sotto l’abito della festa celano il vero volto delle dittature di oggi sempre in agguato.


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