INCUBO. C'è del marcio! – esclamerebbe Shakespeare nel soffermarsi sui ripugnanti episodi di stupro e inenarrabile violenza sessuale del branco che infestano le cronache di questi giorni. E ne avrebbe ben donde il vate di Stratford-upon-Avon, sconvolto come lo siamo tutti noi al momento di scoprire fino a qual punto di abiezione può arrivare la sopraffazione di uomini travolti dagli istinti più bassi. Sì, c'è del marcio in questi comportamenti inammissibili, maturati in un clima di degrado sociale e culturale che ti toglie il fiato. La tragedia, e non è l'unica, che ha visto un'orda di ragazzini accanirsi per ore e ore su una ragazza 19enne, è l'esibizione di una forma di miserabile 'onnipotenza' e di potere avariato, già guasto e putrido in età giovanile. Un potere che si spinge fino a filmare la terribile scena: un delirio di schizofrenia social. Ed è solo la punta dell'iceberg dell'orrore che si aggiunge all'incubo del dolore senza fine delle persone abusate che mai si riavranno dalla sconvolgente esperienza. Eppure sul fondo dell'abisso c'è chi ha la miserabile pretesa di puntare l'indice non contro gli scatenati aggressori, bensì contro le vittime, trasfigurandole in protagoniste consenzienti sotto l'influsso dell'alcol eccetera. C'è chi sta diventando con ciò anche un caso politico fonte di grave imbarazzo. Lo stupro è una oscena arma di guerra da condannare senza mezzi termini. È la lama di coltello che affonda il colpo nel solco più profondo dell'anima lasciando ferite indelebili dalle quali non si guarirà mai. Sostenere il contrario è un atto infame e criminoso.

RESPONSABILITÀ. Già era uno spaventoso e stupido gioco al massacro, l'insana guerra dichiarata dal Cremlino contro l'Ucraina. E più va avanti più si intuisce quanto e più di prima sia rischioso per le sorti dell'intera umanità. Adesso, con l'esplosione dell'aereo in cui ha trovato la morte Evgenij Prigozhin, il capo della milizia Wagner, il conflitto si carica di nuovi e misteriosi significati. Simile nei suoi effetti a quello di una bomba a scoppio ritardato, il drammatico episodio conferisce all'invasione di un Paese sovrano una dimensione finora inimmaginabile. La dimensione di una infinita tragedia greca in cui tutto è possibile. Gli arsenali – non dimentichiamolo – rigurgitano di ordigni nucleari che pesano sulle nostre teste come una spada di Damocle. Dobbiamo soltanto augurarci che li rimangano e che a nessuno venga la tentazione di accendere la miccia. Predisponiamoci dunque a vivere un autunno molto caldo e insidiosissimo come mai lo è stato prima. Wladimir Putin è impegnato in una partita difficilissima e dall'esito incerto per riaffermare la sua supremazia di leader autocrate. Partita che però lo carica di enormi responsabilità davanti al mondo intero nella sua veste di capo di una grande potenza qual è pur sempre la Russia.

FERMEZZA. Se l'estate è stata torrida, di sicuro non sarà l'ultima. Di questo passo – dicono gli esperti – capiterà sempre più spesso di finire sulla graticola. Durante la canicola abbiamo toccato con mano le conseguenze devastanti per l'uomo e la natura delle temperature sempre più elevate e incontrollabili. La stagione che sta volgendo alla sua conclusione ha riproposto in termini che non è esagerato definire tassativi l'urgenza della questione climatica. Il clima con le sue drammatiche turbolenze non è, a dispetto di una certa destra piuttosto ottusa e secondo la banale terminologia in voga da quelle parti, il passatempo dei "soliti gretini sfaccendati". All'opposto esso rappresenta un problema maledettamente serio e urgente che non tollera ulteriori, colpevoli ritardi nel porvi rimedio, pena la sopravvivenza dell'umanità. La politica con la P maiuscola, nei confronti della quale il mitico Maigret, riletto con immutato piacere sotto l'ombrellone, nutre la stessa diffidenza provata dal suo creatore, ha perciò l'obbligo morale di intervenire con la massima fermezza. Si tratta, in ultima analisi, di porre fine all'enorme conflitto di interessi che impedisce l'applicazione di soluzioni veramente efficaci per il benessere generale e non soltanto per quello delle classi privilegiate.

IMPEGNO. Mentre eravamo in vacanza abbiamo potuto apprezzare una lucida analisi di Felice Besostri e Franco Astengo (vai al sito), che oggi l'ADL rilancia. Tema: quale deve essere il ruolo della sinistra nell'affrontare prossime sfide poste alla società in divenire? Stiamo parlando di "sfide" che forse non è esagerato definire epocali. Apprezzabile e stimolante a questo proposito è la proposta formulata dagli autori di ridare vita a un progetto pensato e concretizzato nel solco dell'Internazionale socialista. Muovendo in questa direzione appare evidente che tale impegno amplia gli orizzonti riguardo alle prospettive d'un nuovo, più vero e più robusto coordinamento tra le forze progressiste, più che mai necessario in questi tempi calamitosi. Citando liberamente le loro parole, tale idea "non va abbandonata da chi vuole coltivare la speranza di un cambiamento verso una società più libera, giusta e eguale". Che è poi il criterio cui si ispira appunto la sinistra. Più di una volta abbiamo visto come le nostrane gazzette non esenti da turbe nostalgiche le abbiano provate tutte nel dare per scontato l'esito delle elezioni spagnole che consideravano di loro proprietà. Gli è andata male, sarebbe tuttavia da ingenui credere che la minaccia sia sparita. Gli inquietanti segnali che arrivano dalla destra tedesca a trazione AfD così come da altri schieramenti ad essa vicini, non consentono la minima distrazione in vista delle prossime elezioni europee del 2024. Un appuntamento cruciale sul quale la destra, già ora in piena campagna, fa affidamento per ribaltare gli attuali equilibri su cui si regge l'UE attraverso le sue consolidate, democratiche istituzioni. |


Precedente Successivo