È scomparso domenica scorsa, 20 novembre 2022, nella sua casa di Milano all’età di 92 anni il filosofo Fulvio Papi. Era nato a Trieste il 16 agosto del 1930.

Insieme a Enzo Paci era stato tra i promotori del trimestrale “aut aut”, oggi diretto da Pier Aldo Rovatti. Con Giusto Vittorini fu tra i primi “assidui” della Casa della Cultura di Milano, oggi guidata da Salvatore Veca, Silvia Vegetti Finzi, Valerio Onida e Ferruccio Capelli.

Entrambe queste istituzioni fin dall’inizio degli anni Cinquanta e a tutt’oggi rappresentano importanti punti di riferimento e di risonanza delle principali esperienze culturali europee.

Esponente di spicco della “Scuola di Milano”, generazioni di studenti si sono formati sul manuale “Filosofie e società”, approntato da Fulvio Papi insieme a Mario Vegetti, Franco Alessio e Renato Fabietti.

Sul quotidiano la Repubblica (vedi) vengono ricordate alcune sue importanti opere: “Il pensiero di Antonio Banfi” (Parenti, 1961); “Antropologia e civiltà nel pensiero di Giordano Bruno” (La Nuova Italia, 1968); “Cosmologia e civiltà. Due momenti del Kant precritico” (Argalia Editore, 1969); “Capire la filosofia” (Ibis, 1993); “Il sogno filosofico della storia. Interpretazioni sull’opera di Marx” (Guerini e Associati 1994); “La passione della realtà. Saggio sul fare filosofico” (Guerini e Associati, 1998); “Racconti della ragione. Saggi filosofici sul pensiero e la vita” (Thélema, 1998); “Giordano Bruno. La costruzione delle verità” (Mimesis, 2010).

Tra le prestazioni papiane di maggior eccellenza possiamo porre qui in rilievo anche le “Lezioni sulla Scienza della logica di Hegel” (Ghibli, 2000), perché sanno offrire un invito filosoficamente amichevole alla lettura della principale opera hegeliana, uno tra i testi più ardui e influenti nell’intera storia del pensiero occidentale.

Ma fu anche un veterano del mondo socialista, Fulvio Papi, il cui padre era stato perseguitato dai fascisti durante il Ventennio in quanto aderente al PSI di Camillo Prampolini. E lui stesso, quattordicenne, si unì ai Partigiani della Val d’Ossola.

Su questa fase della sua vita ricorda: «Nel periodo 1942-45 ero studente presso il collegio Rosmini di Stresa, appartenevo a una famiglia di tradizione antifascista, politicamente socialista. Ho fiancheggiato idealmente (data l’età) la formazione partigiana 7a Brigata Stefanoni che dal marzo 1944 si andava costituendo nella zona tra Signese e il Mottarone. Il suo ultimo comandante fu lo studente di Medicina Renato Boeri, poi celebre neurologo, che dal dopoguerra divenne un amico carissimo che ho seguito sino all’ultimo giorno e commemorato come direttore dell’Istituto Besta. Divenni anche amico fraterno di Aldo Aniasi».

Nel 1953 Papi si laurea alla Statale di Milano. Ma già da un anno fa parte della redazione dell’“Avanti!” e, durante la famosa notte del 1° novembre 1956, si trova ad affrontare la notizia dei carri armati sovietici entrati in Ungheria:

«Privi di alcuna indicazione – inutilmente richiesta – da parte dei dirigenti del partito, decidemmo di prendere posizione nel modo più radicale a favore degli operai e degli studenti ungheresi che coraggiosamente si opponevano all’aggressione sovietica. Nei giorni seguenti le corrispondenze da Budapest dell’ottimo e indimenticabile Luigi Fossati confermarono a pieno la posizione socialista, opposta al conformismo filosovietico arrogante e aggressivo di tutta la dirigenza del partito comunista, anche se, forse, inevitabile, considerata la storia ideologica della loro identità politica».

Verso la metà degli anni Sessanta lascia l’attività di partito. Sul sito della Casa della Cultura di Milano apprendiamo che: «Nel 1963, sospettando un aumento del tenore affaristico nella politica – così come lui stesso dichiara in un’intervista del 1989 – abbandona bruscamente tutto e si dedica all’insegnamento universitario».

Nel 2000 viene insignito dell’Ambrogino d’oro quale Cittadino benemerito della Città di Milano. Il 30 maggio 2001 Fulvio Papi è insignito del titolo di Professore Emerito dall’Università degli Studi di Pavia.

Negli ultimi vent’anni è stato autorevole amico e consigliere politico di Felice Besostri, senatore emerito della Repubblica, noto per avere guidato presso la Consulta la contestazione legale contro leggi elettorali incostituzionali, tra cui il “Porcellum” e l’“Italicum”.

A Besostri – che, insieme a chi scrive il presente elogio, coordina il Centro estero socialista di Zurigo– la famiglia Papi ha chiesto d’intervenire alle esequie del filosofo, tenutesi con cerimonia pubblica e laica al Cimitero civile di Lambrate in Milano mercoledì 23 novembre 2022: «Fulvio è stato, anzi è ancora un socialista di altri tempi, rigoroso e coerente con i valori di una scelta, che quando si compie dovrebbe essere per tutta la vita. Per questo dirò non: “d'altri tempi”, bensì: “di questi tempi”. Perché quelli come Fulvio sono essenziali per non far morire la speranza. Basta leggere i suoi ultimi scritti per capire che il socialismo nella libertà e in democrazia è una risposta necessaria. Si muore soltanto quando il nome non viene più pronunciato o anche pensato come ricordo, perciò Fulvio non è morto domenica, ma è qui con noi e lo sarà per molti anni ancora», ha detto Besostri nel ripercorrere i molti legami affettivi e ideali condivisi con un “maestro di vita”.


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