LA PACE SECONDO FRANCESCO
27, OctLa ricerca delle necessarie vie diplomatiche non va disgiunta dal rispetto dei diritti umani
di Riccardo Cristiano
È della religion il fin l’ipocrisia? Rispondere di sì o di no sarebbe sciocco. Però la domanda è importante. E la visita del presidente Macron in Italia lo ha confermato: insieme con il presidente Mattarella, all’incontro di Sant’Egidio su “Il grido della pace”, Macron ha rappresentato una laicità matura nella tutela dello spazio prioritario della libertà, e quindi della riconciliazione nella libertà, così come il suo omologo italiano.
Ha detto Macron: “La pace è solo quella che gli ucraini decideranno, quando lo decideranno. […] Oggi la pace non può essere la consacrazione della legge del più forte né il cessate il fuoco che definirebbe uno stato di fatto. Ora è il momento di parlare con il popolo russo perché non è la sua guerra”. Non è forse questo il punto mancante nel programma della manifestazione del prossimo 5 novembre, la solidarietà con il movimento russo contro la guerra?
Macron ha manifestato una profonda sintonia con quanto papa Francesco sostiene da tempo, dicendolo a modo suo e con parole sue: “La pace è impura, profondamente, ontologicamente, perché accetta una serie di instabilità, di scomodità, che rendono però possibile questa coesistenza tra me e l’altro. […] La nostra Unione europea è questo tesoro, è questo piccolo tesoro di pace perché abbiamo deciso di costruire un equilibrio basato sulla conoscenza e la comprensione dell’altro, sull’assenza di egemonia”. Mattarella, sulla stessa lunghezza d’onda, ha detto: “La sciagurata guerra mossa dalla Russia rappresenta una sfida diretta ai valori della pace, mette ogni giorno in grave pericolo il popolo ucraino, colpisce anche il popolo russo, genera drammatiche conseguenze nel mondo intero. […] Bisogna mirare a una pace che non ignori il diritto a difendersi e non distolga lo sguardo dal dovere di prestare soccorso a un popolo aggredito”.
Il diritto di difendersi… Quando si recò per la prima volta nella storia del suo patriarcato a Damasco, il capo della Chiesa maronita disse che la vita umana è un bene talmente prezioso che perderne anche una sola per chiedere libertà sarebbe un errore. Questa visione è profondamente diversa da quella che papa Francesco ha espresso solo pochi giorni fa, in Kazakistan, parlando con i gesuiti della provincia russa: “I governi dittatoriali sono crudeli. C’è sempre crudeltà nella dittatura. In Argentina prendevano la gente, la mettevano su un aereo e poi la buttavano nel mare”. (continua sul sito)
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